Aladdin

Ha da poco fatto la sua comparsa nelle sale cinematografiche del nostro paese Aladdin, il remake del classico cartone Disney in chiave live-action.

Un operazione portata avanti in maniera “testarda” dalla casa di Topolino, intenzionata a conquistare le nuove generazioni offrendo loro “nuove versioni “delle storie che, in passato, hanno reso grande la Disney. Un’operazione rischiosa sulla carta, quella di riproporre in sala trasposizioni di prodotti già visti, che la multinazionale ha deciso di facilitare puntando dritto sul mercato moderno, inserendo cambiamenti chirurgici alla trama originale per renderla appetibile non solo esteticamente, ma anche nei contenuti, alle generazioni che cambiano e che per questo non hanno più gli stessi gusti dei loro predecessori. E poco importa se qualcuno fuori dalla sala storcerà il naso dopo aver visto questi cambiamenti, perchè ancora una volta per i più piccoli – che non dimentichiamo sono il reale target di questi titoli – la magia è riuscita, loro staranno a bocca aperta seguendo il volo del tappeto volante.

aladdin

Per riportare alla vita le Notti D’oriente di Aladdin gli studios hanno voluto chiamare dietro la macchina da presa un regista noto: Guy Ritchie, che negli ultimi anni ha già preso parte a operazioni simili dando vita a pellicole come Sherlock Holmes e King Arthur, che spesso grazie al suo stile ha riportato in sala, in chiave “moderna”, dei miti della letteratura. Una scelta che ripaga soprattutto quando le riprese seguono le fughe spericolate del furfante del mercato di Agrabah, trasformando il tutto in una sequenza di parkour fra i tetti cittadini.

Per riuscire nell’impresa il live-action si affida all’uomo più atteso e più discusso, Will Smith,chiamato a interpretare la parte di un genio della lampada cucito letteralmente addosso all’ex principe di Bel-Air, molto meno blu della controparte animata, ma anche molto più umano in alcuni suoi aspetti. Ovviamente a giovare di questo taglio moderno non poteva mancare il personaggio di Jasmine  – Naomi Scott – che si prende la scena non solo con la bellezza, ma con una versione più attuale e in linea con l’aria di femminismo che si respira in questi anni sulla scena Hollywoodiana, una principessa in grado di imporsi e scegliere liberamente della propria vita.

Assolutamente passivo invece il ruolo di Jafar, Marwan Kenzari – in parte per colpa del rimaneggiamento alla sceneggiatura – non riesce mai a dare il giusto spessore al viscido visir, togliendo in parte la tensione che si poteva creare nelle scene finali, che si smontano molto velocemente in un nulla di fatto.

Pochi cambiamenti per quanto riguarda la musica, qualche gioco sulle parole e nulla più rispetto al 1992, uno dei grandi timori dei fan è stato quindi scongiurato.A  fare la differenza è stata la scelta di Will Smith, era facile cadere nella tentazione di strafare imitando il suo compianto predecessore Robin Williams, ma con saggezza il Man in Black decide di pescare le carte migliori dal suo mazzo, dando vita a una versione che in alcuni punti si avvicina più a Hitch che al genio del racconto.

Aladdin è un film che funziona e intrattiene i più piccoli fra gli spettatori e – cosa non semplice – riesce nell’impresa di non infastidire gli amanti del cartone.

Marcello Portolan

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