Ant-Man and the Wasp

Il primo film dedicato al personaggio di Ant-Man è stata la sorpresa del MCU, una storiella collaterale al mondo che si innestava nell’universo Marvel il minimo indispensabile per dire al mondo che fa parte di questo universo narrativo. Era lecito aspettarsi che squadra che vince non si cambia e quindi questo secondo giro di giostra avrebbe portato Ant-Man – ora con più Wasp – a passare da film sulle origini a conferma di un super eroe, sempre tenendosi ai margini del MCU, tenuto a debita distanza dagli eventi dei grandi, come se fosse un filone narrativo esterno al grande circo dei super-eroi.

In realtà queste previsioni in parte sono state confermate, ma solo in parte da Ant-Man and the Wasp di Peyton Reed. Il primo film si è mosso sull’onda del lavoro di i Edgar Wright, poi sostituito in corsa dallo stesso Reed,  ma ora toccherà al solo regista tenere in piedi il giocattolo e le cose si sono dimostrate differenti per lui.

La trama di Ant-Man and the Wasp tenta di ricalcare quanto di buono fatto nel primo film. prova a replicarne il successo in maniera letterale, ma raddoppiando il numero di eroi protagonisti aggiungendo Wasp di Evangeline Lilly . Peyton Reed insomma fa il suo compitino,  dirige il film in modalità Easy, senza mai forzare nulla, senza mai rischiare nulla, con la spudorata intenzione di portare a casa il risultato con il minimo sforzo, più che un regista uno scolaro delle superiori.

Certo, non aiuta la sceneggiatura trovarsi per le mani l’unico filone narrativo del MCU lontano dagli eventi principali, dove per poterci ricordare la sua esistenza nel mondo Avengers bisogna usare espedienti tipo nominare Cap nelle discussioni oppure aspettare i titoli di coda del film, cose non essenziali al film, messe solo per ricordare l’unica cosa che conta : LA CONTINUITY .

Il film funziona, ha un buonissimo ritmo e i suoi momenti divertenti, alcuni espedienti action realmente ben pensati, come l’utilizzo delle particelle sugli oggetti di tutti i giorni, ma il tutto poteva essere realmente spinti oltre, l’impressione è che gli studios preferiscano lasciare questo franchise piccolo senza farlo crescere. A livello d’azione Wasp funziona di più di Ant-Man mentre i nuovi arrivi sul fronte “cattivi che cattivi non sono” funzionano a metà.

Ghost, qui portato a schermo Hannah John-Kamen di KillJoys, ha i giusti movimenti, ma non è un vero e proprio cattivo, una scelta in linea con l’idea di film leggero della Marvel\Disney, che non necessità di un Villain malvagio e influente. Agli occhi di un fan dei fumetti però è poco concepibile l’utilizzo di Bill Foster \ Laurence  Fishburne, anche se non esattamente un personaggio di Serie A delle storie della Casa delle Idee, avrebbe forse meritato un po’ di spazio in più, e non il ruolo di “padre” per Ghost e di uomo spiegazione per noi spettatori, speriamo di rivederlo in futuro, magari nelle vesti di Golia Nero.

Ant-Man and the Wasp continua ad essere un corpo estraneo del mondo MCU e in fondo è meglio così, ha il suo stile, è la commedia leggera in salsa Marvel, quella dove trovi una formica gigante suonare la batteria  mentre dall’altra parte della terra, in Wakanda, gli Avengers vengono massacrati da Thanos. Avere un regista più coraggioso però non avrebbe fatto cosi tanto male.

Marcello Portolan

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