Bohemian Rhapsody

L’idea di un film su Mercury ha scosso la mia anima fin dalle prime notizie, con scossoni di hype e brividi di paura, come quando hanno iniziato a pianificare la pellicola con Sasha Baron Cohen come protagonista e poi le prime immagini di Remy Malek, più credibile, più serio

Un attesa che è durata anni, lunga ed estenuante, fino a che il progetto non è realmente partito al 100% ed è uscito in sala. Un successo in grado di portare a casa ben tre premi Oscar, fra cui quello di Malek come migliore attore, la consacrazione come il biopic più visto della storia.

Tutte cose che dovrebbero fugare ogni dubbio sulla bontà del prodotto, ma non è così.

Bohemian Rhapsody è un ottimo prodotto, ma non è reale, è un film che permetterà a molti di conoscere la loro musica, ma non la loro vera storia

Bryan Singer ha evidentemente passato troppo tempo fra i mutanti di casa Marvel, al punto tale da avere ereditato la loro attitudine a viaggiare in universi paralleli.
In uno di questi sicuramente la storia dei Queen è quella narrata nel film, solamente non è questo il mondo. Non voglio essere “integralista”, però i rimaneggiamenti fatti qua e là per condensare tutto quello che serviva nel momento e nei modi in cui faceva comodo alla narrazione sono abbastanza per creare disturbo a chi la storia di questo leggendario gruppo l’ha vissuta o studiata.

La sceneggiatura fornisce l’essenziale per capire la storia dei componenti del gruppo, una versione semplificata delle loro caratteristiche, che potrebbe invogliare lo spettatore ad approfondire la sua conoscenza.

Tralasciando le molteplici licenze prese in fase di creazione
Bohemian Rhapsodyscorre fluido, regalando intrattenimento grazie all’ottima musica della colonna sonora, pescata ovviamente nel repertorio della Band. l’opera di Singer ci regala ottime inquadrature, scelte stilistiche di primo livello e una visone d’insieme del gruppo minimalistica,ma funzionante al 100%.

Ovviamente al centro di tutto c’è Freddie Mercury, nonostante l’ambizione da film corale è lui a prendersi la scena, il frontman totale fuori e dentro al palco, qui mostrato nei suoi dualismi interiori che ne lacerano l’anima.

L’uomo intimo e solitario e il festaiolo senza ritegno, due essenza molto diverse che convivevano al suo interno, un equilibrio precario reso molto bene dall’interpretazione dell’attore reso celebre dallo show Mr.Robot, colonna portante dell’intera pellicola che nonostante i denti posticci palesemente fuori misura riesce a dare le giuste movenze al personaggio.

Bohemian Rhapsodyè un film da vedere per i neofiti della musica che vogliono conoscere i Queen, ma le forzature, veramente troppo evidenti, possono realmente appesantire la visione ai fan,

Marcello Portolan

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