L'uomo che uccise Don Chisciotte

L’idea di base de L’uomo che uccise Don Chisciotte, ultima fatica di Terry Gilliam, è un cantiere aperto nel lontano 1989, un progetto che ha visto passare più di 20 anni prima di trovare la sua giusta collocazione nella storia del cinema.

Gilliam dimostra una testardaggine fuori dal comune, una totale dedizione alla sua musa, tanto da affrontare cambiamenti di cast, imprevisti e sceneggiature rimaneggiate più e più volte .

Il risultato di questo lungo calvario è un opera che supera le 2 ore di durata, ma che al suo interno contiene tutti gli elementi che caratterizzano l’eclettica mente del regista.

Toby, un giovane regista pubblicitario cinico e disilluso, si ritrova intrappolato dalle folle illusioni di un vecchio calzolaio convinto di essere il leggendario Don Chisciotte. Imbarcatosi in una folle avventura sempre più surreale, Toby è costretto a confrontarsi con le tragiche conseguenze di un film che ha realizzato quando era ancora un giovane idealista: quel film da studente, adattato da Cervantes, ha cambiato per sempre i sogni e le speranze di un piccolissimo villaggio spagnolo. Saprà Toby riscattarsi e ritrovare un po di umanità? Riuscirà Don Chisciotte a sopravvivere alla propria follia? O sarà l’amore a trionfare su tutto?

L’uomo che uccise Don Chisciotte è teatrale nella sua messa in scena, in qualche modo si allontana dalla classica cinematografia per trovare anche nelle inquadrature qualcosa di più personale e adatto al suo folle carnevale che mischia in un solo calderone un infinità di genere.

C’è il surreale a fare da padrone, come spesso accade quando di mezzo troviamo il regista di Brazil, ma c’è anche il metacinema, la commedia e il dramma umano, l’amore e la violenza sulle donne, tutto trova il suo spazio in un contesto così misto che nulla stona, ma dove niente è in ordine.

Una sorta di introspezione nel rapporto fra attore e personaggio, fra realtà e finzione che seppure in maniera a tratti caotica riesce a intravedersi nella natura nebulosa e criptica della trama. L’impressione è che lo stesso Gilliam sia finito vittima del realismo e sia stato costretto ad accontentarsi del possibile senza continuare la sua lotta contro i mulini a vento, portando al minimo i suoi attimi da genio visionario – che sia chiaro sono presenti ma meno delle aspettative.

In qualche modo nella figura interpretata dall’attore di Star Wars si può vedere una metafora dello stesso Gilliam, un regista a cui spesso viene attaccata l’etichetta di genio visionario di cui è diventato “schiavo”, reso isterico un blocco creativo che non gli consente di terminare lo spot pubblicitario che sta girando, un opera che richiama gli stilemi dei suoi esordi, ma che ne in parte ne offende lo spirito e la memoria.

Jonathan Pryce dona il corpo e l’anima al bislacco Don Chisciotte, un interpretazione da manuale che lo vede come mattatore del film. mentre Adam Driver convince, ma non allo stesso livello, come Sancho Panza.

the man who killed don quixote GIF

L’uomo che uccise Don Chisciotte riesce a intrattenere e a lasciare un buon segno nello spettatore, ma probabilmente rappresenta solamente il fantasma di quanto il regista aveva in mente quando ha iniziato a lavorarci.


Marcello Portolan

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