Ride: una scarica di adrenalina per il mercato del cinema made in Italy

Ogni tanto il mercato cinematografico italiano sembra prendersi una leggera scossa, con titoli interessanti come Veloce come il vento ( per non citare sempre e solo il solito film Lo chiamavano Jeeg Robot). Il film Ride diretto da Jacopo Rondinelli, è uno di questi casi, visto che pur non essendo perfetto, si prende la briga di osare e di tentare qualcosa di totalmente nuovo per noi italiani, tipo girare con le GoPro, per permettere allo spettatore di immergersi il più possibile nell’azione adrenalinica e folle del film assieme al duo di protagonisti.

La trama vede protagonisti Max e Kyle, due amici con la passione per le imprese folli, che documentano sul proprio canale youtube. Kyle però è entrato in quello stato in cui deve scegliere tra la follia dell’amico e una tranquilla vita familiare con la compagna e la loro bambina. Proprio quando la decisione sembra presa, l’invito in una competizione segreta ed esclusiva cambia le carte in tavola costringendoli ad accettare una nuova sfida.

Nonostante le premesse della trama sembrino più vicine a un film sportivo che ad altri generi, Ride ricade almeno in parte nel cinema thriller\horror. Al contrario della frenesia mostrata dalle azioni infatti la trama intraprende una lenta e inesorabile discesa verso qualcosa di sempre più oscuro, che dal fondo dello schermo prende sempre più spazio, complicando la semplicità apparente della corsa e della sceneggiatura stessa, mettendo Kyle e Max al centro di qualcosa di inizialmente inaspettato.

Rondinelli sfrutta al massimo l’innovativo set di punti di vista differenti messi a disposizione dalle GoPro sui suoi protagonisti, in grado di fornirgli angolazioni differenti dal solito e mettere l’attore parte attiva della fase di ripresa. L’idea di giocare con una chiave di lettura horror e uno stile quasi videoludico – fatto di bonus, malus e scritte in sovrimpressione- funziona e rimescola le carte in tavola nel film.

Ad essere onesti, non c’è nulla di totalmente al 100% originale, nella trama e nel suo sviluppo si possono vedere tracce di tanti altri prodotti dello stesso stampo, ma rimane sicuramente un progetto nostrano da premiare

Ogni tanto anche il gigante sopito del cinema nostrano mostra qualche timido segno di vita, speriamo che questi colpi siano sempre più frequenti.

Marcello Portolan

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