Ha fatto di recente (dal 10 aprile) la sua comparsa nel catalogo Netflix The Silence, un film post apocalittico diretto da John R. Leonetti
basato sull’omonimo romanzo di Tim Lebbon del 2015.
Una pellicola che sorprende, e non in positivo, per la somiglianza fin troppo visibile con una pellicola uscita circa un annetto fa: A Quiet Place – Un posto tranquillo.
Con il film che vede protagonista Emily Blunt The silence condivide la natura del pericolo, legato a creature dotate di un udito super-sviluppato che attaccano in presenza di rumore, costringendo l’umanità a vivere nel silenzio. In questo caso avremo a che fare con una sorta di creatura volante, quasi un pterodattilo senza vista, ritornato in superficie per colpa di alcuni lavori nel sottosuolo e ribattezzate Vispi.

Anche in questo caso al centro della storia troviamo una famiglia, il cui perno centrale sembrerebbe essere la figura della figlia – non udente- interpretata da Kiernan Shipka (la giovane Sabrina della serie TV Netflix) affiancata da attori importanti come Stanley Tucci e Miranda Otto
La trama nel suo insieme funziona discretamente, si incanala fin da subito in una sceneggiatura convenzionale, quasi standardizzata e non prova mai a spingere sull’acceleratore o a provare qualcosa di innovativo.
Tralasciamo l’utilizzo poco credibile delle telecomunicazioni, in grado nel pieno di un’apocalisse di reggere videochiamate perfettamente chiare, ma solo nel momento del bisogno, un escamotage forse un po’ troppo forzato.

The Silence inizia a dare il meglio di se solamente nel terzo atto, quando fanno la loro comparsa un gruppo di religiosi decisamente insani che costringeranno i protagonisti a lottare per la sopravvivenza, in contrapposizione a una deriva decisamente folle presa dagli antagonisti.
Purtroppo il film finisce proprio nel momento in cui iniziava a prendere interesse, lasciando la sensazione di un titolo “zoppo” e lanciato con il tempismo sbagliato (forse sull’onda del successo di Bird Box) un peccato perchè infondo The Silence intrattiene il giusto, ma risulta punito da scelte non sue.
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