L’impero colpisce ancora, ma non è il solo, anche la Saga della Fenice Nera fa abbastanza danni nei cinema, tipo i Fantastici 4.
2 semplici righe che vi fanno capire come la visione di X-Men: Dark Phoenix non sia andata nei migliori dei modi.
D’altro canto, le premesse per farsi del male c’erano tutte ed erano in bella vista, ma poi erano anche le stesse che avrebbero potuto regalarci un degno finale, un canto del cigno prima dell’arrivo del trenino PG-13 di casa Disney.
Io penso sia andata più o meno in questo modo:
Provate infatti a pensare a un film si sviluppa mentre tutti attorno smontano gli studios e cambiano le insegne e mentre passano ti dicono: << hey!! ma perchè sei ancora li a perdere tempo con questa sceneggiatura, tanto comunque vada non ha futuro >> beh dopo la 100 volta che ripetono questa frase un po’ ti girano, capisci che è inutile anche provarci e metti insieme il minimo sindacale per uscire in sala.
Metteteci pure che la produzione ha deciso di dare tutto in mano a Simon Kinberg, uno che è sempre stato nelle retrovie dei film e mai con la videocamera in mano, ma che nella saga dei mutanti ha il compito di curare che tutti escano di scena, chiudere gli studios e dare le chiavi alla mascotte di Topolino all’uscita.

Capirete quindi quello che ho scritto prima, Simon si è trovato nelle mani al suo debutto in regia la possibilità di fare quello che voleva, con un cast che -al netto della voglia pari a 0 di alcuni attori – farebbe invidia a moltissime altre produzioni. Idee da gettare in pasto ai leoni sapendo che non avrebbero avuto conseguenze in futuro, possibilità di accatastare cadaveri illustri, di girare una piccola bombetta con cui Kevin Feige avrebbe dovuto scendere a patti fra qualche anno.
Invece in sala arriva una sorta di pellicola “precotta” abbastanza scontata che per certi versi riporta indietro di un bel po’ di anni l’etichetta dei cinecomics. Anziché celebrare i 19 anni di vita dei mutanti nei cinema Dark Phoenix ha riportato a quei tempo lo spettatore e non è esattamente un complimento visto che nel mentre sono uscite cose come Pantera Nera, Endgame, Deadpool, In to the Spider-Verse o Logan.
I nemici della storia -gli alieni Nicola D’Bari– guidati da Vuk\Jessica Chastain sono incollati malamente sulla trama, manca loro ogni tipo di sviluppo, esistono solo per dare una spintarella a Jean verso quello che dovrebbe essere il suo lato oscuro.

Ma non solo i villain sono bidimensionali, anche i protagonisti, la trama passa velocemente da un X-men (o women dio non voglia scatenare le femministe) all’altro tipo le multi-personalità di McAvoy in Split\Glass, senza mai focalizzarsi nella crescita di qualcuno di loro.
Ciclope riesce ad essere più indigesto di James Marsden, Kurt e Tempesta invece nel doppiaggio italiano sono quasi molesti con i loro accenti ultra marcati, l’unica sorpresa è QuickSilver, sono riusciti a perdere punti perfino durante la sua scena al rallentatore, cioè la base del successo dei precedenti lavori.

Eviterei battute facili e un po’ maschiliste sulle frasi di Jean, tipo << quando arrivano sono c…i per chi mi sta vicino >> e il fatto che che più che la Fenice cosmica mi viene il dubbio che sia semplicemente il suo periodo mensile…
Per gli X-Fans non mancano i momenti dolorosi come l’introduzione totalmente randomica di Selene e…il mutante con le treccine mai apparso nei fumetti. Cioè, hai un sottobosco di personaggi a cui mettere mano, nessuno ti dirà nulla se prendi uno qualsiasi dei personaggi mutanti mai apparsi su uno schermo, ce ne sono milioni, e tu vai a crearne uno nuovo e senza futuro…beh sempre meglio di quanto fatto a Selene.

X-Men: Dark Phoenix è un film che gli amanti dei mutanti non meritavano, la fine di un ciclo che non ha mai vissuto sonni tranquilli in quanto a continuity.
La speranza è tutta nella fenice, nella morte di questa saga seminale nel mondo dei cinecomics e nella sua resurrezione per mano dei Marvel Studios, sperando che abbiano tutti chiaro cosa fare e come farlo.
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