Equals: Fahrenheit 451, ma con l’amore

Equals è un film romantico dalle tinte Sci-Fi che si ambienta in un futuro utopico dove le emozioni saranno silenziate dalla nascita e viste come fonte di malattia.
Una situazione che tanto ricorda quella narrata in precedenza da altri titoli cinematografici, come lo spesso sottovalutato Equilibirium, e che in generale rappresentano in qualche modo varianti tematiche del capostipite letterario Fahrenheit 451 di Ray Bradbury.
Alla regia ed alla sceneggiatura troviamo Drake Doremus .

Inutile dire che il protagonista del film gradualmente si ammalerà e scoprirà le emozioni, concentrandosi soprattutto sul tanto evitato amore. Un’emozione mai provata che scoprirà per la prima volta grazie ad una sua collega – altrettanto malata – e insieme proveranno emozioni nuove in situazioni a loro totalmente oscure fino a quel momento .

Doremus struttura il suo Equals con un ritmo costantemente lento per tutti i 100 minuti della durata, senza mai accelerare in maniera netta e stando lontano dall’azione, puntando su di una fotografia a tratti asettica che spesso è tipica di questo genere di opere utopiche e su clichè fatti di mega corporazioni e maxi schermi visti in mille altri titoli .

L’insieme sicuramente fornisce materiale per un introspezione nella sfera emozionale umana, al contempo però tutto questa quiete può indispettire lo spettatore medio facendo risultate il film forse troppo piatto e poco efficace fino a sfiorare il baratro oscuro della noia.

Al centro della storia la coppia di protagonisti formata da Nicholas HoultKristen Stewart, attori di buon livello sicuramente in grado di interpretare al meglio i ruoli assegnati, anche in virtù del poco approfondimento dato al contesto e conseguentemente ai loro personaggi.

Personalmente mi sarei aspettato qualcosina di più da Equals. Il film raggiunge la sufficienza senza avere assolutamente meriti per superarla,ma il genere in questione si propone per un giudizio molto soggettivo molto più di altri generi quindi forse è semplicemente poco affine al mio palato cinefilo.

Marcello Portolan

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