Another Life

Quello del primo contatto con una razza aliena è uno dei temi portanti della fantascienza di libri, fumetti, cinema e serie TV. Opere come Contact, Star Trek e Arrival – per fare qualche esempio – ci hanno fatto fantasticare su questo evento analizzando molteplici scenari possibili.

Di recente ha fatto la sua comparsa nello sconfinato catalogo Netflix una nuova serie sull’argomento, scritta da Aaron Martin intitolata Another Life

Netflix è ormai da tempo che prova a trovare la sua strada nel mondo sci-fi, per ora ha centrato più punti negativi che esperienze positive al 100% e non sembra che questa sia la serie adatta a cambiare questo trend .

Another Life

Sulla terra è arrivato un misterioso artefatto alieno, apparentemente inerme, gli USA allora hanno deciso di spedire nello spazio una missione con l’intento di raggiungere il pianeta natale dell’oggetto spaziale e avere un primo contatto con loro. Mentre sulla terra continuano i tentativi di interloquire con loro.

Inutile dire che 2 minuti dopo la partenza dell’astronave il percorso prestabilito per la missione andrà a farsi benedire , lasciando l’equipaggio alle prese con numerose missioni e problemi da affrontare

Insomma, a livello di trama è come se avessero preso tutta la produzione sull’argomento e l’avessero frullata con prepotenza, e offrendo il risultato allo spettatore senza molta originalità.

L’impianto narrativo della serie sembra scritto almeno una 10 di anni fa, prima dell’approdo nel mondo dello streaming e del concetto di Binge-watching. Ogni episodio infatti punterà a terminare la sua corsa con un forzato “colpo a effetto”, di quelli studiati a tavolino per cercare di catturare lo spettatore e tenerlo in ansia per 1 settimana. Ovviamente inutile quando dopo qualche secondo possiamo vedere un nuovo episodio

Another Life

Come i finali, anche il resto della trama sembra spesso forzata o priva di molte spiegazioni logiche, alcuni argomenti sono lasciati volutamente nebulosi o trattati in maniera sbrigativa per evitare che lo spettatore possa ragionare e porsi domande “scomode” sul perchè di alcune scelte. In compenso in una sola stagione abbiamo ammutinamenti, danni al sistema di stasi, danni esterni e interni all’astronave, virus alieni, IA troppo emotive e impazzite, ossigeno finito, cibo finito, cataste di morti.

Queste ultime sono il minore dei problemi, visto che – per motivi a me personalmente rimasti oscuri – l’astronave è stata dotata di un numero X di riserve poste in Somasonno e pronte per essere scongelate in virtù di non si sa bene quale motivo – a esclusione delle morti che però in questa missione non avrebbero dovuto essere previste.

Another Life

Anche la costruzione dei personaggi lascia a desiderare, come se fossero manovrati e modellati di volta in volta per portare avanti contrasti, relazioni o situazioni che non sempre sono coerenti con ciò che abbiamo visto in precedenza. Di conseguenza anche le prestazioni degli interpreti risultano poco credibili, con personaggi che più che rappresentare il top degli astronauti sembrano un branco di ragazzini (con tanto di tocco genderfluid) in crisi ormonali pronti per una missione kamikaze nello spazio.

Another Life è un brutto collage di cose già viste rielaborate in maniera da risultare già viste, quasi definibile uno spreco visto la vastità di argomenti che la fantascienza potrebbe toccare.

Marcello Portolan

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