The Wandering Earth ha fatto la sua comparsa nell’immenso panorama dei film Netflix lo scorso 30 aprile. Un blockbuster sci-fi post apocalittico -tratto da un romanzo di Liu Cixin – frutto di una produzione targata Pechino che ha convinto il colosso dello streaming ad acquistare i suoi diritti totalizzando un incasso di 700 milioni di dollari al botteghino. Un successo monumentale in patria, secondo solo alla bomba di Wolf Warrior 2, un biglietto da visita sicuramente interessante
Il film è ambientato in un futuro dove il sole sta morendo, e per evitare la nostra estinzione viene varato il progetto Wandering Earth.
Un piano che prevede di trasformare l’intera terra in un’astronave che viaggerà per 100 generazioni verso un nuovo sistema solare. Il viaggio sarà guidato dalla Piattaforma Nazionale di Navigazione Spaziale – una sorta di nave scout.
Il viaggio prende una piega inaspettata quando l’orbita di Giove cattura la Terra e l’impatto sembra inevitabile, costringendo l’intera umanità a cercare un modo per evitarlo.

I richiami di The Wandering Earth sono i più disparati, la pellicola cerca spunto in ogni angolo del mondo fantascientifico abbiamo un intelligenza artificiale che si ispira a H.A.L 9000, tempeste di ghiaccio alla The Day After Tomorrow e scene nello spazio che sembrano prese da Gravity.
Un tentativo di mettere un sacco di cose in scena, forse addirittura troppe, perchè alla fine la trama non riesce a trovare la giusta quadratura per rendere questi spunti fluidi, per farli propri e non lasciarli in questo “limbo” dove sembrano tanti occhiolini allo spettatore.

L’Asia e più in particolare la Cina sono luoghi strani, dove le regole del cinema classico non sempre valgono al 100%, dove lo sci-fi fatica a funzionare anche con kolossal come Star Wars, quindi come ha fatto a fare successo questo film ??
Il primo indiziato è il patriottismo, che in The Wandering Earth si respira per tutta la sua durata, con la Cina leader mondiale che guida verso la salvezza ciò che rimane dell’umanità. Tutti pronti a seguire gli ordini della Repubblica Popolare, mettendo in fuori il petto e in mostra i valori di stampo comunista come l’ateismo ostentato e la cooperazione umana.

Insomma il tipo di messaggio dei classici blockbuster americani degli anni d’oro dei disaster movie, solo che questo film arriva con almeno un decennio di ritardo rispetto al treno made in USA e da quel punto di vista sembra fuori dal tempo – ma è evidente che in madrepatria questo funzioni ancora molto.
Tralasciando la parte “politica” se guardiamo il film nel suo insieme ci accorgiamo che nonostante la trama tentenni in più di un punto, verremo sommersi da una coltre di CGI e spettacolarità. Una sorta di versione asiatica dei film di Michael Bay, dove fotografia ed effetti speciali sono decisamente curati e ben realizzati, ma con una regia che non sempre si dimostra sicura
Interessante è la parte che racconta come, inizialmente, nessuno facesse caso al problema e come poi si sia trasformato in qualcosa che era obbligatorio affrontare tutti uniti, senza vincoli di razza e religione.
Purtroppo questo messaggio ecologista, veicolato da immagini interessanti e dalle parole dei protagonisti, perde di forza perchè affidato a personaggi scritti frettolosamente e mal caratterizzati, con i quali è difficile sviluppare empatia.

Le aspettative su The Wandering Earth erano alte, ma il risultato finale non ha convito come avrebbe dovuto. Un film ambiziosissimo, che cerca di portare a un punto d’incontro oriente e occidente, un’apprezzabile apertura che potrebbe rappresentare l’inizio di qualcosa di più per il futuro.
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