Fin dal suo annuncio, Love, Death & Robots è riuscito a catturare la mia attenzione, un progetto d’animazione, di natura antologica, che vede dietro le quinte Tim Miller ( il regista di Deadpool) e David Fincher, il tutto sotto l’effige di Netlix.
Dal 15 marzo i 18 episodi della serie sono disponibili nel catalogo della grande N, una carrellata di episodi indipendenti realizzati da studi di tutto il mondo e dalle dimensioni più disparate tra i 6 e i 18 minuti.
Love, Death & Robots è uno schiaffo a chi troppe volte ha voluto tacciare Netflix di non volere mai spingere troppo sul pedale della sperimentazione, limitandosi a dare allo spettatore l’intrattenimento che conosce già.
Questa volta invece ha voluto sorprendere e osare, gettarsi in un mondo nuovo con un prodotto che affascina l’occhio dello spettatore offrendogli un comparto tecnico di qualità altissima .
Love,Death & Robots molto probabilmente si imporrà come il prodotto di riferimento per questo genere di opere nei prossimi anni. Per lo spettatore medio è quasi impossibile non trovare nemmeno un episodio in grado di catturare i suoi gusti, il ventaglio di scelte in quanto a tecniche visive e tematiche coinvolte è infatti realmente alto e ognuno di noi troverà quasi certamente qualcosa in grado di colpirlo nel segno
Siamo nel campo dei + 18, c’è violenza e nudo esplicito, quindi direi che è totalmente sconsigliata ad un pubblico di minori, anche perchè in alcuni episodi il realismo sarà estremo, quindi potrebbe impressionare non solo i piccini, ma anche alcuni adulti se facilmente impressionabili.
Tutta questa tecnica grafica all’ennesima potenza serve a colpire il nostro occhio, ma deve essere supportata anche da una struttura narrativa in grado di prendere lo spettatore al cuore, trasformando il corto in qualcosa di più dell’intrattenimento di qualche minuto, ma lasciare il segno in maniera più duratura.
Da questo punto di vista però qualcosa non funziona ,o meglio funziona con un intensità diversa, dando l’impressione che manchi qualcosa per rendere più armonioso l’insieme, collegando in maniera sottile le singole storie in qualcosa di più grande, rendendole qualcosa di meglio, di più completo.
Le trame infatti danno spesso l’idea di “vecchio” pescando a piene mani da altro materiale e rimaneggiandolo con il top della grafica attualmente disponibile, ma se riusciamo a guardare oltre la cortina fumogena della grafica, possiamo vedere le tracce dei classici di cinema e letteratura, fra horror e fantascienza.

Love, Death & Robots perde il confronto con altre serie antologiche come AI confini della realtà o Black Mirror, del quale non riesce a replicare le sensazioni di smarrimento e di intreccio, tanto che gli episodi più riusciti si possono definire quelli più assurdi e surreali come quello dei tre robot o il dominio dello Yogurt, fino alle molteplici morti di Hitler.
Il giudizio generale sulla serie non può che positivo, sicuramente un’esperimento ambizioso, ma la speranza è che questo non sia il massimo che questo prodotto possa offrire e che possa, in una ipotetica seconda ondata di corti, puntare ad aumentare la qualità del contenuto.
Comments