Non Odiare

In questi giorni, a Trieste, sono iniziate le riprese di Non odiare, il debutto nel lungometraggio di Mauro Mancini, fortemente voluto dal produttore Mario Mazzarotto. Il film è una coproduzione tra Italia e Polonia: Movimento film e Agresywna banda, con Rai Cinemain associazione conNotorious Pictures, che distribuirà il film in Italia. E’ realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, Polish Film Institute e in collaborazione con Friuli Venezia Giulia Film Commission. Le vendite internazionali sono affidate a Intramovies.

Sicuramente Trieste è uno dei posti migliori da cui osservare il mondo, per storie in cui c’è la compresenza spaziale del passato e del presente, quando si tratta di conflitti interiori, sensi di colpa e c’è il contagio dell’intolleranza razziale.

La storia di Non odiare accade a Trieste, cuor d’Europa (Svevo prima e Saba poi l’han fatta amare a noi tutti), luogo per storia riccamente contaminato e innervato da tante etnie, pulsioni, sedimentazioni: un seducente melting-pot e una “scontrosa grazia”, per questa città mitteleuropea dalle profonde radici ebraiche, testimoniate dall’antica sinagoga, dove, per la prima volta, si girerà la scena di un film.

Qui, nel cuore della città, ai limiti dell’antico Borgo Teresiano, vive Simone Segre (Alessandro Gassmann), un affermato chirurgo di origine ebraica: ha una vita tranquilla, apparentemente risolta, una compagna che lavora in Francia come reporter, un appartamento elegante e nessun legame con il passato. I duri contrasti con il padre, un reduce dei campi di concentramento morto da poco, lo hanno portato, da anni, ad allontanarsi da lui.

Tornando dallʼallenamento settimanale di canottaggio, Simone si trova a soccorrere un uomo vittima di un incidente stradale: ma quando scoprirà sul petto di questo un tatuaggio nazista, lo abbandonerà al suo destino e nel momento in cui arrivano i soccorsi è ormai troppo tardi.

I giorni seguenti, però, saranno sotto il segno del senso di colpa per la morte dell’uomo: situazione che lo spingerà a rintracciare la famiglia del neonazista che vive in un complesso residenziale popolare, il cosiddetto “quadrilatero di Melara”: Marica, la figlia maggiore (Sara Serraiocco); Marcello (Luka Zunic), al suo primo ruolo da co-protagonistail figlio adolescente contagiato anche lui dal seme dell’odio razziale; il “piccolo” Paolo (Lorenzo Buonora).

E verrà la notte in cui, Marica busserà alla porta di Simone, presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare…

“Né buoni né cattivi, ma semplicemente esseri umani”: così immagina i personaggi il regista Mauro Mancini. In definitiva, “personaggi ordinari in situazioni straordinarie”.

E proseguendo, il regista dichiara apertamente:

Non odiare racconta quello che siamo sotto la pelle.La pelle bianca, ‘ariana’, che vorrebbero avere Marcello e i suoi amici neonazi e quella bianca, ‘non ariana’, di Simone. La pelle tatuata del padre di Marcello e quella marchiata del padre di Simone. La pelle ‘scura’ dei migranti pestati a sangue nei bangla-tour e quella diafana, limpida di Marica. E’ la pelle ‘sporca’ dei “rom” ai semafori. Non odiare  è la pelle delle nostre città.  E’ il pretesto per riconoscere l’altro come diverso. Pretesto per odiare l’altro come diverso.  Non odiare  è la nostra pelle”.E sulla genesi del soggetto e della sceneggiatura, che ha scritto con Davide Lisino, il regista afferma:

“Ho preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Paderborn, in Germania. Un medico ebreo si è rifiutato di operare un paziente a causa del vistoso tatuaggio nazista che aveva sul braccio. Il medico, dopo essersi fatto sostituire da un collega, ha dichiarato: ‘non posso conciliare lʼintervento chirurgico con la mia coscienza’. La stessa coscienza che abbiamo immaginato impedisca al nostro protagonista di soccorrere lo sconosciuto dellʼincidente”.

Marcello Portolan

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