Triple Frontier

Non tutti i film riescono al primo tentativo ormai lo sappiamo -vedi L’uomo che uccise Don Chisciotte e i suoi 20 anni di limbo- alcuni amori fanno giri immensi e poi tornano, ma dai viaggi si torna sempre un po’ cambiati. La stessa strampalata teoria si può applicare anche a una delle ultime uscite di casa Netflix, la pellicola Triple Frontier.

Tanti anni fa – nel 2010 – nacque un progetto che vedeva alla regia il premio Oscar Kathryn Ann Bigelow e un cast con gente del calibro di Tom Hanks e Johnny Depp.

triple frontier

Gli anni passano, al cast si aggiunge addirittura Will Smith, ma non si fanno passi avanti e dopo poco la Bigelow si rompe di Bigellownare ( scusate era troppo bello il gioco di parole) cosi come anche Hanks e Depp. Nel progetto si cala a piedi pari il regista J. C. Chandor e per mantenere le aspettative a livelli alti si compone un cast con Channing Tatum e Tom Hardy a cui poi si aggiunge Mahershala Alì; sembra tutto bellissimo, al punto che ad aprile 2017 il progetto salta.

Ecco quindi arrivare el condor Netflix, sempre in agguato quando si parla di cadaveri interessanti, si getta in picchiata e ci inserisce i due Affleck, entrambi tempo di qualche mese mollano il colpo, Mark Wahlberg si avvicina di soppiatto al ruolo principale, ma Ben decide di rientrare e comporre il cast definitivo assieme a Charlie Hunnam, Garrett Hedlund, Oscar Isaac e Pedro Pascal.

La storia dietro alla pellicola di suo è più complicata della trama di Triple Frontier, che si riassume semplicemente in:

Oscar Isaac è un ex ufficiale che ora collabora da privato con l’antidroga in Colombia, con l’obbiettivo di stanare il boss Lorea nella sua villa in mezzo alla giungla.

Per l’assalto decide di riunire la sua vecchia squadra delle forze speciali, tutta gente che fuori dall’esercito ha una bellissima vita fra scarsi successi, botte prese e problemi di droga. Ovviamente il gruppo si riunisce, parte l’assalto e si scoprono un po’ di altarini, rendendo più complicata l’intera faccenda (e la sopravvivenza).

Il film vive diverse fasi, si parte con uno stile decisamente affine al successo mondiale Sicario, per poi virare in un classico reclutamento del team – dove la sceneggiatura caccia qualche sassolino nei confronti di quei soldati usati e poi abbandonati dallo Zio Sam.

Ovviamente poi abbiamo la parte dell’assalto, lo studio e l’esecuzione, con tutta la tensione del tempo limitato e degli inconvenienti. Una tensione che viene poi amplificata dalla parte finale – la fuga – dove Triple Frontier sembra toccare addirittura il genere survival, con i nostri protagonisti alle prese con mercenari e natura ostile.

La trama gioca con ogni lato della tensione cinematografica, quella più action della battaglia e quella più mentale, fatta di rapporti fra commilitoni che si logorano e pericoli crescenti da studiare. Una scelta che ripaga visto che l’attenzione dello spettatore rimane alta per tutti i 125 minuti di durata, dove il film tira dritto come un treno senza mai avere grossi cali di narrazione.

Triple Frontier ha dalla sua un cast di livello esageratamente alto, dove a finire in disparte sono forse Hedlund e Pascal, ma dove Hunnam e Isaac tirano fuori una grande prestazione.

Netflix questa volta ha tirato fuori proprio un bel titolo, nonostante tutte le avversità che circondavano il progetto. Sicuramente uno dei film da vedere fra quelli disponibili sulla piattaforma.

Marcello Portolan

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